Canali Minisiti ECM

La ricerca sull'Alzheimer comincia dalle fasi iniziali della malattia

Neurologia Redazione DottNet | 21/09/2018 09:01

Farmaci falliti per forme conclamate diventano utili per quelle lievi

 Anche se attualmente non esistono trattamenti per fermare la progressione dell'Alzheimer, i risultati di studi scientifici aprono a nuove speranze per la prevenzione di questa devastante malattia. A ricordarlo, in occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Alzheimer che si è celebrata il 21 settembre, è la Società Italiana di Neurologia (Sin).   Nei pazienti affetti da Alzheimer, le cellule cerebrali nell'ippocampo (parte del cervello associata alla memoria) sono spesso le prime a essere danneggiate. Per questo la difficoltà nel ricordare informazioni recentemente apprese è spesso il primo sintomo della malattia, seguito da una progressiva perdita di autonomia. Durante lo scorso anno sono stati interrotti alcuni studi promettenti su nuove terapie, perché non rilevavano una sufficiente efficacia.

pubblicità

Ma questo non significa che non si continui a fare ricerca nel campo. Le sperimentazioni cliniche attuali si sono rivolte infatti alla fase iniziale della malattia, spiega Carlo Ferrarese, direttore scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano dell'Università di Milano-Bicocca. "Dopo il fallimento dei farmaci somministrati nella fase di demenza conclamata - chiarisce - dati recenti indicano che, agendo nelle fasi iniziali di declino di memoria, gli stessi farmaci potrebbero rallentare la progressione verso la demenza conclamata, perché si sono dimostrati efficaci nel bloccare l'accumulo nel cervello della proteina beta-amiloide".   Nell'attesa dei risultati di queste terapie sperimentali, conclude, "nuovi studi indicano che vi sono efficaci strategie per ridurre la probabilità di ammalarsi in soggetti anziani normali e con iniziali sintomi di decadimento cognitivo: ovvero evitare i fattori di rischio cardiovascolare" come ipertensione, diabete, obesità, fumo e vita sedentaria

Commenti

I Correlati

Per casi medio-lievi, rallenterebbe il declino cognitivo del 35%

Lo suggerisce uno studio pubblicato su Plos Mental Health che ha esaminato 12 ricerche precedenti

È il risultato di un team della Queen Mary University of London reso noto su Nature Mental Health

Oltre 700 specialisti in branche neurologiche al Congresso Nazionale LICE a Roma per discutere di innovazioni scientifiche nel campo dell’Epilessia

Ti potrebbero interessare

È il risultato di un team della Queen Mary University of London reso noto su Nature Mental Health

Oltre 700 specialisti in branche neurologiche al Congresso Nazionale LICE a Roma per discutere di innovazioni scientifiche nel campo dell’Epilessia

A Napoli un focus sulla medicina di precisione nel campo della neurologia cognitiva e comportamentale

I risultati dello studio condotto dai centri clinici NeMO

Ultime News

Aggiornato il simulatore, per la vecchiaia 67 anni fino al 2028

Il taglio si farà sentire per chi lascerà il lavoro dal gennaio 2025 grazie al meccanismo che adegua i criteri di calcolo dell’assegno ogni biennio sulla base delle aspettative di vita

L'équipe guidata da Antonio Bozzani, direttore della Chirurgia Vascolare del San Matteo, è la prima ad aver contribuito con l'arruolamento di due pazienti, entrambi pavesi di 72 e 85 anni

"Alcune norme rispondono parzialmente alle nostre richieste, altre sono da emendare"